CAPITOLO 2
Nel silenzio apparente di quella mattina di primavera avanzata, il commissario è solo, in una stanza ormai vuota di tutto. I ragazzi di Enrico hanno caricato le ultime cose, il questore Magnani è a rapporto dal Prefetto, al terzo piano regna un silenzio irreale.
Il commissario, lentamente, chiude la porta e si allontana. C'è un misto di entusiasmo nell'accettare la nuova sfida tanto voluta e di rammarico per il distacco da quella squadra così affiatata. Ancora una volta i ricordi avvolgono Boschi, mentre discende le scale.
Al piano terra, poco prima della postazione di controllo dei visitatori, una segretaria sussurra “in bocca al lupo commissario”, allontanandosi rapidamente. Boschi vorrebbe andar via subito, senza troppi rimpianti, ma non può non passare nel salone dove tante volte si è riunito con i suoi uomini, per esaminare i profili dei sospettati, per spiegare i particolari di un'azione...
Ed eccoli i suoi uomini, in quello stesso salone, che accolgono il commissario con un lungo e commosso applauso, un ringraziamento morale a quel capo silenzioso e schivo, ma indiscusso e sempre in prima linea.
Gli si fa incontro l'ispettore Di Russo, compagno di tante battaglie: “Commissario, verrà alla cena di festa per la mia pensione? Ormai mancano solo tre mesi!”. Di Russo era con lui, nel corso di una retata antidroga. Nell'inseguimento di un basista l'auto che guidava perse aderenza sull'asfalto, finì per ribaltarsi più e più volte e l'ispettore venne sbalzato fuori. Rianimazione e coma indotto, Boschi accanto al capezzale del suo collega fidato; i medici erano pronti a dichiararne la mancata idoneità a proseguire il servizio, l'ispettore dimostrò l'esatto contrario grazie ad una volontà di ferro.
Ed ora è qui, Antonio Di Russo, che mostra orgoglioso la profonda cicatrice alla tempia destra, a suggello e ricordo di una delle tante azioni compiute con quel giovane capo.
Ed ecco gli altri fidati compagni: l'agente Alessandro Morra, “uomo delle stelle”, una passione per l'astrologia ed una proverbiale pazienza negli appostamenti notturni; l'agente scelto Marco Siclari, passione per l'informatica e mago di Internet; l'agente Umberto Costanova, fedele autista anche nelle situazioni al limite della praticabilità; l'agente Andrea Riva, mago dei travestimenti ed abile infiltrato.
Boschi li saluta tutti, uno per uno. Ha parole di elogio per ciascuno di loro, perso tra i “ti ricordi?” di chi ha vissuto, fianco a fianco, le situazioni più a rischio. E' il loro mestiere, il mestiere che hanno scelto e del quale vanno giustamente orgogliosi. Molti hanno famiglia, quotidianamente rischiano la vita a servizio della collettività, ma non per questo si tirano indietro. Boschi ricorda la signora Di Russo, i due ragazzi allora poco più che bambini, quando indossava il camice verde e passava le sue giornate all'interno del reparto rianimazione dell'ospedale; ricorda il periodo della ripresa, quando la sentiva dire: “Ragazzo mio, Antonio è come un bambino, vuole tornare al lavoro contro il parere dei medici. Glielo dica Lei, a Lei la ascolta” . Era così, Simonetta Di Russo. Preoccupata per il marito, il padre dei suoi figli, ma dopotutto ben felice di vedere Antonio tornare alla sua vita.
A tutto questo pensa il commissario, mentre saluta i suoi ragazzi. E pensa a quanto potrà essere difficile ricostruire una squadra così affiatata, assortita, sincera. Verrebbe da dire “irripetibile”.
Ma Boschi, si sa, ama le sfide.
Si infila nella sua auto, volge un ultimo sguardo verso l'austero palazzo dalla facciata in mattoni rossi e si immette nel traffico cittadino, verso la tangenziale.
Un lungo viaggio in autostrada lo attende.
Mentre guidava, il commissario posava distrattamente l'occhio su quella città che lo aveva accolto per quattordici anni: la grande fabbrica di auto, che tanto lavoro aveva dato agli immigrati dell'Italia Meridionale; quel nuovo stadio di calcio, dove giocava quella squadra che divideva gli appassionati e che tanti successi riscuoteva, dopo una retrocessione che aveva destato tanto scalpore in città; il grande fiume, nel quale si rispecchiavano i monumenti e le antiche piazze, là dove era nata l'Italia oltre un secolo e mezzo fa. Il commissario guidava con prudenza, oltretutto non aveva fretta benchè il viaggio da compiere fosse lungo. Lasciata la tangenziale ed il congestionato traffico cittadino, ecco l'ingresso dell'autostrada A4, una importante arteria che, attraversando l'Italia settentrionale da ovest ad est, permette di unire le grandi città industriali del nord con quel capolavoro di arte unico al mondo che è la città di Venezia.
Il commissario ricordava una gita nella città lagunare – quanti anni erano passati? - in compagnia di una coppia di amici: i vaporetti, i ponti, le gondole, Piazza San Marco, ogni angolo ed ogni scorcio avevano riempito gli occhi e la mente di Boschi, che non a caso si era ripromesso di tornarci.
Arrivato ormai a poca distanza da Milano, il commissario lasciò l'autostrada A4 per immettersi sulla A1, la celebre Autostrada del Sole, la prima che permise agli italiani di spostarsi da nord a sud con mezzi propri. Giunto a Bologna, Boschi si fermò per fare rifornimento all'auto e prendere un caffè. Accidenti, che differenza rispetto al caffè preso quella mattina con Viani! Il commissario lasciò sul bancone mezza tazzina, pagò ed uscì.
Si trovava a lambire Bologna, la città dove aveva pensato di andare a studiare prima di arruolarsi in Polizia; ne ricordava perfettamente ogni colore, ogni suono, ogni particolare, quando si era preso il tempo per poterla visitare, almeno sommariamente.....ricordava soprattutto la passeggiata compiuta dalla Fiera fino alla Stazione Centrale!
Una lunga (anzi, lunghissima) camminata, che gli aveva permesso di capire, soprattutto, chi sono e come vivono gli studenti universitari a Bologna.
Ricordava il quartiere di San Donato, cuore pulsante dell'attività accademica, con i suoi portici, i suoi ampi giardini che costeggiavano il viale e nei quali, durante la bella stagione, ci si recava a studiare o semplicemente a fare jogging; via Indipendenza, una delle più celebri della città; la basilica di San Petronio; Piazza Maggiore; le Torri; la Stazione Centrale, della quale aveva sentito parlare in occasione di un terribile attentato terroristico e che oggi recava una lapide con i nomi delle vittime a ricordo di quell'evento.
Lasciata Bologna, il commissario imboccò infine l'autostrada A14 Adriatica, percorrendo la quale sarebbe giunto a destinazione. Guidò proseguendo lungo la pianura padana, tra terreni coltivati ed alberi da frutta, perfettamente tenuti e curati. Il commissario ebbe un guizzo di malinconia, al solo ricordo delle coltivazioni di vite del nonno, lassù nel Monferrato; era quello il suo luogo di vacanza, la sua isola felice di giochi, la sua oasi di apprendimento dei segreti della terra, che il nonno ogni giorno gli spiegava... quel nonno che era venuto a mancare il giorno stesso del suo arruolamento in Polizia.
Raggiunto infine il casello di Rimini, il commissario vide il mare. Il mare! Da quanto tempo non lo aveva potuto ammirare, da quanto tempo non si godeva il gusto di una nuotata? Da anni il commissario non si toglieva la soddisfazione di trascorrere delle vere e proprie ferie, dedicandosi ora al lavoro, ora alla cura delle campagne del Monferrato. Amava il mare, ma avendolo lontano aveva finito per adattarsi, recandosi periodicamente in una delle tante piscine che si trovavano in città; meglio di niente, ma non poteva godere del senso di libertà, del sapore salmastro (e che fastidio tutto quel cloro...), delle carezze che le onde dolcemente gli riservavano.
Ed ora stava recandosi a dirigere un commissariato in un posto di mare.
In quella giornata di tarda primavera sembrava che il mare volesse concedere al commissario una particolare e festosa accoglienza, tanto era azzurro e brillante. Boschi ci pensò su, cullato da una tale visione, poi lo sguardo sull'orologio dell'auto lo riportò alla realtà: un pranzo sarebbe stata una cosa gradita.
Raggiunse un fornitissimo autogrill, dove non c'era che l'imbarazzo della scelta; per sua natura il commissario non era un gran mangiatore, tuttavia amava la buona tavola cercando di non eccedere.
Ordinò mezza porzione di tagliatelle al ragù, carne ai ferri con insalata, una bottiglia di acqua minerale. Voleva tenersi leggero, inoltre mai e poi mai si sarebbe concesso un bicchiere di vino o di birra quando si trattava di guidare. Considerava la recente legge sull'assunzione di alcolici giusta in linea di principio, ma male applicata. Non c'erano altri sistemi per evitare tante vittime sulle strade, soprattutto giovani? E poi perchè si consentiva la vendita di alcolici nei locali da ballo? E non si poteva pensare ad una combinazione di mezzi pubblici, per non far guidare i ragazzi che avevano alzato un po' troppo il gomito? Qualcosa del genere al Nord Italia era stata tentata, ma al momento senza seguito. Eppure urgeva una soluzione, troppe volte il commissario aveva assistito a scene strazianti sulle strade.
Era ora di rimettersi in marcia. Il commissario, dopo aver pagato il conto e bevuto un buon caffè, riprese il suo viaggio in direzione sud, lungo la costa marchigiana.
Giunse ad Ancona, ricordando che in prossimità dell'autostrada si trovava quel grande magazzino di mobili da montare – come si chiamava? Ah sì, quel marchio svedese – e che avrebbe dovuto farci un salto, prima o poi; del resto, che tipo di abitazione avrebbe trovato? Il commissario non avrebbe mai e poi mai accettato di abitare in un alloggio di servizio, al contrario aveva tutte le intenzioni di cercare la dimora più adatta alle sue esigenze. Trovarsi in riva al mare era un ottimo punto di partenza.
Secondo il suo istinto e la velocità di crociera (mai avrebbe acquistato un navigatore satellitare o altre diavolerie del genere), il commissario calcolò meno di un paio d'ore alla fine del viaggio.
Superò tutta la costa delle Marche ed in breve tempo si ritrovò ad entrare in Abruzzo, in quella che sarebbe stata la sua nuova residenza. L'autostrada ora correva tra numerose curve, saliscendi e viadotti, una successione di percorsi che richiedevano particolare prudenza, anche da parte del più esperto degli automobilisti. Ma alla fine il commissario riuscì infine a raggiungere il casello di Pescara Nord, che segnava la fine del suo viaggio. Era stato lungo, ma di certo piacevole e senza intoppi.
Ancora poca strada e sarebbe giunto a destinazione.